Commento il Sabato del Villaggio-Il Sabato del VIllaggio Leopardi Commento,Parafrasi

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    Commento il Sabato del Villaggio-Il Sabato del VIllaggio Leopardi Commento,Parafrasi



    Questa poesia, scritta da Leopardi tra il 1828 e 1831 e facente parte dei canti pisani – recanatesi, Vuole raccontare in un certo qual modo l’infanzia di Leopardi. Non è come le altre poesie malinconiche, invece è ricca di rime e ha una certa musicalità ed è “facile” nella sintassi.

    Questa sembra una poesia reale mentre a guardar con attenzione possiamo capire che è immaginaria questo ci viene fatto dedurre nel quarto verso (di rose e viole) e come noi sappiamo le rose e le viole non si trovano nella stessa stagione. Il Leopardi ci vuol far capire che un sentimento di infantilità rimane ancora negli adulti, attraverso il falegname che lavora fino a tarda sera per poi godersi il giorno di festa. Il poeta però a suo modo ci narra che il giorno prima della celebrazione è più gioioso e allegro del giorno di festa , questo ci viene descritto attraverso la donzelletta che corre felice ad ornarsi spensieratamente. Il dì del giorno festivo reca un pensiero angoscioso del lavoro e quindi la festa viene rovinata . Qui il poeta usa la figura del <<garzoncello>> <<scherzoso>> e l’autore gli suggerisce di godersi quel giorno di solennità , perché poi da grande sarà occupato dal lavoro, questo momento il poeta c’è lo descrive attraverso la <<donzelletta>> che è spensierata e intenta ad ornarsi per il dì di festa e la contrapposizione , viene raffigurata dalla vecchietta che pensa con malinconia ai giorni del suo riposo.Questa poesia e una figura retorica detta allegoria.

    Dei 51 versi che il poeta propone 16 fanno rima tra di loro e presentano rime baciate e alternate. Esempi di rime baciate sono nel 4 e 5 verso (viole,suole) ,7 e 8 verso (crine ,vicine); esempi di rime alternate sono nel 2 e 4 verso (sole ,viole) 23 e 25 verso (riconforta ,frotta), 24 e 26 verso (gridando,saltando).

    Queste , sono molte di più delle precedenti poesie di Leopardi ,che fanno così risaltare la dolcezza e la musicalità della poesia. Vi sono però delle parole di significato opposto che fanno rima tra di loro, sono:(gioia e noia) e (soave e grave) che risaltano il contrasto tra speranze giovanili e la realtà di vita. All’interno della poesia vi sono allitterazioni come onde , siccome, suole oppure ornava , sana , snella. Poi bisogna sottolineare l’uso dell’articolo il davanti alla parola <<zappatore>> che si usava in quel tempo e l’uso di cotesta vicino a chi ascolta, difatti è riferito al “garzoncello” “scherzoso”.

    Fonte: https://digilander.libero.it/interactivearchive/




    la parafrasi:

    La ragazza torna dalla campagna al tramonto con il fascio di erba da dare agli animali. Torna anche con un mazzo di rose selvatiche, dato che si vuole ornare il petto e i capelli per il giorno di festa.
    Davanti alla porta di casa siede con le vicine un’anziana con lo sguardo rivolto al sole che tramonta.
    Racconta la sua giovinezza, quando al giorno di festa si abbelliva e, ancora sana e snella, era solita ballare quelle sere con tutti gli amici.
    Già il cielo si scurisce e si tinge di blu e tornano le ombre giù dalle colline e dai tetti alla luce della luna appena sorta. Il suono di una campana dà il segno della festa che inizia e, a sentire quel suono, il cuore si conforta.
    I bambini gridano nella piazza, e saltano qua e là, fanno un rumore bello, e intanto alla tavola imbandita poveramente lo zappatore che pensa al suo giorno di riposo.
    Poi, quando tutte le luci sono spente, e tutto tace, senti ancora il falegname lavorare per ultimare il lavoro da consegnare l’indomani.
    Il sabato è il giorno più bello pieno di speranza e gioie; domani ci saranno tristezza e noia e si penserà al lavoro abituale.
    Ragazzo allegro, questa età fiorita è come un giorno di primavera, che precede la giovinezza.
    Fanciullo, apprezza questa tua età soave.
    Non voglio dirti altro, ma la tua età, anche se tardi a venire, non ti pesi.

    Ed ecco il commento:

    Questa poesia descrive i momenti che precedono il giorno della festa.
    Leopardi prende spunto da questa rappresentazione della realtà per fare una riflessione sulla vita e, in particolare, sulla giovinezza: egli paragona così la sua adolescenza a quella della ragazza, fresca e spensierata; alla fanciulla fa contrasto la vecchietta, immersa non solo nel suo lavoro, ma anche nel ricordo della propria gioventù.
    L’ultima strofa è dedicata all’infanzia; Leopardi associa la giovinezza alla giornata del sabato, piena di speranze e aspettative per il giorno dopo, e l’età adulta alla domenica, che è una giornata noiosa e stanca




    L SABATO DEL VILLAGGIO
    Scritto nel 1829 a Recanati, fa parte dei "grandi idilli" , vengono evidenziati i temi della rimembranza e dell'evanescenza della giovinezza. Il Leopardi utilizza uno schema metrico libero, alternando endecasillabi a settenari. In questo idillio il pessimismo dell'Autore appare meno amaro e quasi schivo di svelarsi perché rivolgendosi ai giovani non vuole rivelar loro apertamente che la vita è dolore.
    La poesia è organizzata su tre nuclei tematici in sequenza, ciascuno con una sua funzione:
    1. una situazione ("il cor si riconforta"): descrive ciò che accade nel villaggio la sera del sabato. I personaggi sono tutti umani; la descrizione è organizzata in scene che si legano al tempo: dal calar del sole al buio profondo.
    2. un commento ("di sette è il più gradito giorno"): è conseguenza della situazione, vista come esempio di una condizione umana generale.
    3. un'esortazione ("godi fanciullo mio"): è conseguenza della situazione del commento. L'umanità si comporta così il sabato (situazione), perché è il giorno più gradito (commento) e per tanto godi (esortazione). Il Poeta ribadisce il concetto della non esistenza della felicità: il piacere è quiete dell'affanno, attesa, delusa, della gioia.
    Il sabato prelude al giorno festivo, segna la vigilia della domenica, simboleggia l'attesa di qualcosa di più grato e propizio….Si lavora, anzi, con più ardore, pensando che il domani segnerà un giorno di riposo ; ma quando sarà la domenica , l'anima verrà riafferrata dalle preoccupazioni usate ,perché il pensiero tornerà alla scolorita realtà del giorno dopo : nuovo lavoro, nuove fatiche e nuova tristezza. Niente di quanto il sabato lasciava sperare sembrerà realizzarsi , perché il bene sognato è assai più bello e più vero del bene raggiunto. Nel sabato in effetti si rispecchia la giovinezza , età delle molteplici illusioni e delle radiose speranze . La domenica segna invece le delusioni dell'età matura , fatta di rimpianti e di acerbe esperienze . Leopardi in quest'idillio , rivolgendosi al "garzoncello scherzoso" , raffrena il suo interiore tormento in quell' "altro dirti non vo' " , miracolo di delicatezza e di umana misericordia insieme , e cela il suo vero pensiero , già espresso nello Zibaldone . Il fanciullo non abbia dunque fretta di raggiungere l'età adulta ; goda il suo sabato di aspettazione in serena letizia , né percorra con la fantasia la felicità che l'avvenire dovrebbe portargli. La considerazione che è nella chiusa non sgomenta e non turba , ma soavemente e malinconicamente ammonisce , lasciandoci pensosi. . L'autore, infatti, invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi. Da qui, ecco l'invito a cogliere l'attimo (carpe diem) e a vivere intensamente ogni occasione .
    Sono presenti numerose figure retoriche :
    Metafore: la giovinezza è espressa con "età fiorita", "età bella", "stagion lieta";
    Litote: "altro dirti non vo' " fa capire l'intenzione di Leopardi di non demoralizzare i giovani;
    Climax: I personaggi sembrano realizzare un climax prima crescente dopo decrescente: la donzelletta (gioventù)- la vecchiarella (vecchiaia)- lo zappatore (età matura)- il garzoncello (gioventù);
    Enjambements : spezzano il ritmo (la sega/ del legnaiuol) , (diman tristezza e noia/ recheran l'ore);
    Similitudini: "cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno";
    Metonimie: " torna azzurro il seren"; " or la squilla dà segno della festa che viene" .
    Nella prima parte della poesia si notano allitterazioni con doppie (donzelletta, vecchiarella, novellando, sulla, bella, colli...) o con dittonghi (giorno-, chiaro- ciascuno -gioia- stagion, pien- pensier- lieta), assonanze ( campagna- calar- ornava- sana- danzar- aria- parca...;siede- parole- recente- sette- speme, incontro- giorno- riposo- scherzoso ), consonanze (face- seco- reca, affretta- tutta- tetti- frotta- tutto- sette, fanciullo- bella- garzoncello, azzurro- precorre, onde- quando) e rime (sole- viole- suole, appresta- festa, crine- vicine, snella- bella, imbruna- luna, gridando- saltando, rumore- zappatore, face- tace ). L'uso continuo di diminutivi (donzelletta- vecchiarella- garzoncello) evidenzia una tenerezza del poeta verso i suoi personaggi. In particolare si nota una spiccata delicatezza per gli adolescenti . Alcune annotazioni scandiscono il passar del tempo :"in su calar del sole" ;" già tutta l'aria imbruna " ; " torna azzurro il seren, e tornan l'ombre " ; " or la squilla…" ; "Poi quando intorno è spenta…" .
    ho trovato altro:
    Il sabato del villaggio, scritto da Giacomo Leopardi nel 1829 a Recanati, fa parte dei "grandi idilli" e, come tale, si evidenziano da subito in tutto il componimento i temi della rimembranza e dell'evanescenza della giovinezza. La poesia è un canto, tipico componimento utilizzato di sovente dal Petrarca, al contrario del quale, però, il Leopardi impiega uno schema metrico libero, alternando endecasillabi a settenari.
    Schema:
    Gli elementi soprasegmentali ci permettono di suddividere la poesia in quattro blocchi: i versi 1-30, in cui regna l'allegria per i giorni di festa e dove si contrappongono la freschezza della donzelletta ed i ricordi, ormai lontani, della vecchiarella; i versi 31-37: nel villaggio regna il silenzio rotto dagli strumenti del falegname; versi 38-42: il poeta guarda al domani quando la quotidianità infonderà il tedio; versi 43-52: riflessione sulla fugacità della giovinezza. Per tematiche la poesia può, invece, essere suddivisa in due blocchi: versi 1-37 e dal 37 fino alla fine del componimento. I primi versi, infatti, oppongono la gioia ed il giorno alla serenità del sonno, mentre dal verso 37 in poi, l'oggi spensierato, metafora della giovinezza, viene contrapposto al domani, simbolo della noia e della vecchiaia. In consonanza con le tematiche, anche il ritmo si fa nei primi versi più incalzante, scorrevole e spensierato, mentre in chiusura, esso risulta più pacato ed incline alla meditazione.
    Fonetica:
    In tutta la prima parte della poesia si nota una fonetica basata sull'allitterazione di suoni ampi ed allegri come la "l", molto spesso gemellata (donzelletta, vecchiarella, novellando, sulla, bella, colli...) e l'impiego di equivalenze di suoni come l'assonanza (dalla- campagna- calar- ornava- sana- danzar- aria- parca...;siede- parole- recente- sette- speme, icontro- giorno- riposo- scherzoso ecc...), la consonanza (face- seco- reca, affretta- tutta- tetti- frotta- tutto- sette, fanciullo- bella- garzoncello, azzurro- precorre, onde- quando ecc...) e le rime che non presentano un'alternanza regolare (sole- viole- suole, appresta- festa, crine- vicine, snella- bella, imbruna- luna, gridando- saltando, rumore- zappatore, face- tace ecc...).
    Gli ultimi versi, caratterizzati da un ritmo più pacato, giocano sull'allitterazione di dittonghi che ampliano notevolmente il suono (giorno- gioia- travaglio- stagion, chiaro- ciascuno, pien- pensier- lieta) e sul ricorrere di consonanti quali la "s", la "v"e la "z", che conferiscono a questa parte del componimento un tono di amarezza (tristezza, Garzoncello, venir, greve...).
    Scelte stilistiche:
    Nel componimento possiamo individuare un "notturno", quando il poeta si dilunga sulla descrizione crepuscolare del paesaggio ("Giù tutta l'aria imbruna, torna azzurro il sereno e tornan l'ombre giù dai colli e dà tetti, al biancheggiar della recente luna") e frequenti arcaismi: "donzelletta, il, riede, parca, seco...".
    Presente ai versi 33-34 un enjambement che spezza il ritmo (la sega/ del legnaiuol), mentre l'insistenza degli aggettivi riferiti al vocabolo "giorno" ai versi 45-46 (d'allegrezza, pieno, chiaro, sereno) testimonia il particolare rilievo che il poeta vuole dare a questa parola.
    Tutta la poesia, inoltre, è caratterizzata dall'utilizzo di termini consueti vicino a vocaboli tipici del linguaggio formale (donzelletta/campagna; il/zappator, riede/ fischiando...) e il Leopardi riesce a conferire una nuova energia al componimento, riesumando termini obsoleti, ma senza rischio di cadere nel retorico, nell'impersonale e nel ripetuto. L'opposizione di arcaismi a termini modesti, inoltre, localizza il quadretto descritto dalla poesia in una dimensione che sta fra il reale (grazie ai vocaboli realistici) e il sogno (grazie agli arcaismi). L'utilizzo frequente di diminutivi (donzelletta- vecchiarella- garzoncello) testimonia la delicatezza e tenerezza con cui il poeta guarda ai suoi personaggi. In particolare, si nota una spiccata attenzione per gli adolescenti come il garzoncello, nei confronti del quale il poeta sembra rivolgersi con toni paternalistici.
    Temi:
    Il tema predominante del componimento è rievocare "l'età fiorita", tema che peraltro si ritrova in altri idilli come in A Silvia, dove la ragazza è personificazione stessa della gioventù che sfiorisce. Al contrario di A Silvia, però, che presenta toni sarcastici e polemici, Il sabato del villaggio ha un tono molto più pacato e triste. L'autore, infatti, invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi. Da qui, ecco l'invito a cogliere l'attimo (carpe diem) e a vivere intensamente ogni occasione.




    Questo canto fu scritto dal Leopardi nel 1829 subito dopo "La quiete dopo la tempesta". Riprende e sviluppa lo stesso tema.In esse, dopo una descrizione realistica dell'ambiente naturale nella Quiete e dopo la descrizione dei personaggi del Sabato, il Leopardi passa subito alla sua riflessione personale, concludendosi entrambe con un commiato di ammonimento a non farsi illusioni sulla natura.

    Tuttavia rispetto alla Quiete si osserva una rappresentazione più ampia del villaggio al calar della sera, tra voci, colori, luci ed ombre evocati con tocchi delicati ed espressivi. La sola strofa conclusiva, con l'apostrofe «Garzoncello scherzoso ...», rende esplicita, ma senza sottolineature amare o sentenziose, l'analogia tra il sabato e la giovinezza, e tra la domenica piena di «tristezza e noia» e l'età adulta. Mentre nella Quiete il piacere della vita si riferisce agli elementi della natura stessa, nel Sabato il piacere della vita si riferisce alla società e alle tradizioni sociali: come non c'è tregua nel dolore nella natura, così non c'è piacere nelle società, perché la natura arriva presto a stroncare ogni forma di piacere e di illusione. Ma una grande differenza c'è tra i due finali: il finale della Quiete è drammatico e pessimistico, mentre il finale del Sabato è dolce e gradevole, anzi è un invito a godere dei possibili piaceri della fanciullezza, prima che arrivi la giovinezza che darà dolori e a cui seguirà la terribile vecchiaia. Il canto è ambientato a Recanati.
     
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