14 08 Film - 1408 Film - Streaming 14 08 - Regia 14 08

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    14 08 Film - 1408 Film - Streaming 14 08 - Regia 14 08



    1408 è un film del 2007 diretto dal regista svedese Mikael Håfström, tratto dall'omonimo breve racconto di Stephen King incluso nella raccolta Tutto è fatidico. Nel cast sono presenti John Cusack, Samuel L. Jackson e Mary McCormack. Il film è uscito nelle sale italiane il 23 novembre 2007, e in quelle americane il 22 giugno, sebbene nei trailer presenti nel sito internet facciano riferimento al 13.

    Il film racconta di Mike Enslin (Cusack), un impopolare scrittore specializzato nell'horror. La carriera di Enslin è basata su investigazioni in case stregate, sebbene il suo continuo insuccesso lo abbia portato ad essere annoiato e pessimista riguardo il paranormale. Enslin riceve un invito dal Dolphin Hotel di New York, in cui è presente la fantomatica stanza 1408. Interessato, Enslin decide di passarci una notte, in cui arriverà vicino alla pazzia.

    Negli Stati Uniti il film è stato un successo sia di critica che al botteghino, diventanto uno dei film più lucrosi del 2007.




    Mike Enslin (Cusack) da promettente scrittore di narrativa, dopo la tragica morte della figlia Katie è diventato uno scettico autore di saggi, specializzato nello smascherare le finzioni che si celano dietro i fenomeni delle "case stregate". Dopo aver terminato il suo ultimo libro, "Dieci notti in dieci case infestate", Mike riceve una cartolina anonima del Dolphin Hotel di New York, contenente il messaggio «non entrare nella 1408». Accogliendo l'invito come una sfida, Enslin si affretta a chiedere una prenotazione nella camera, ma l'hotel declina la sua richiesta. Grazie ad un cavillo legale di cui viene informato dal suo agente Sam Farrell (Shaloub), secondo cui, per legge, gli hotel non possono negare ad un cliente di prenotare una camera che risulti sfitta, Mike impone alla riluttante direzione del Dolphin di consentirgli l'accesso alla camera 1408.

    Arrivato al lussuoso albergo Enslin viene ricevuto dal direttore, Gerald Olin (Jackson), che cerca di dissuadere lo scrittore dall'iniziativa, avvertendolo che nessun ospite è mai riuscito a durare più di un'ora nella camera 1408 e che molti di quelli che vi erano entrati erano morti quasi subito, nei modi più tragici ed impensabili. Olin è disposto ad offrire a Enslin, in alternativa, un soggiorno gratuito nelle migliori suite dell'albergo, nonché l'accesso ai documenti riguardanti tutte le morti avvenute nella 1408 (in modo che lo scrittore possa comunque documentarsi per scrivere il suo libro) e anche una bottiglia di rarissimo cognac, purché l'autore rinunci al suo proposito. Enslin si fa consegnare i documenti e il cognac, ma insiste per avere accesso alla stanza, esasperando Olin. Il direttore cede alla richiesta dello scrittore, gli consegna la chiave della stanza, ma non rinuncia a metterlo per l'ultima volta in guardia sui pericoli mortali cui è andrà incontro.

    Una volta dentro la camera, Enslin attiva il suo registratore ed inizia a dettare il saggio, descrivendo nei dettagli l'appartamento. Di primo acchito tutto sembra normale, finché la radio si accende improvvisamente e pieno volume, e inizia la canzone "We've only just begun" dei The Carpenters. Da quel momento sul display dell'apparecchio parte un conto alla rovescia di 60 minuti, che coincide con la prima di una serie di sconvolgenti allucinazioni che porteranno Mike Enslin a vivere la notte più terrificante della sua vita.

    Nel corso degli inarrestabili episodi allucinatori di cui è vittima, l'uomo subisce incidenti dolorosi, vede alcune delle vittime precedenti della 1408 suicidarsi gettandosi dalla finestra ed assiste ad una serie di episodi inspiegabili. Ben presto il suo stato d'animo, già molto scosso, viene ulteriormente sconvolto dalle ricorrenti visioni della figlia, la cui morte per cancro, avvenuta alcuni anni prima, aveva anche determinato la fine del suo matrimonio.

    I 60 minuti trascorrono, ma Mike non riesce più a fuggire dalla camera, che è diventata come una trappola. A nulla valgono i tentativi di passare all'esterno, lungo il cornicione, per entrare in qualche camera attigua, oppure di strisciare nei condotti dell'aerazione. In qualsiasi modo, l'uomo si ritrova sempre nella stanza maledetta, diventata come una prigione infernale.

    Ormai folle di paura, nell'estremo tentativo di liberarsi da quell'incubo, l'uomo capisce che l'unico modo per essere aiutato è quello di attirare l'attenzione su di lui con un ultimo, estremo gesto. Usando la bottiglia di cognac lasciatagli da Olin, lo scrittore incendia la stanza, ma riesce nel suo intento e viene portato in salvo dai pompieri.

    Quando si risveglia in ospedale, molti giorni dopo, Enslin trova accanto a sè la moglie e scopre che entrambi sono pronti a ricominciare il loro rapporto, lasciandosi poco alla volta alle spalle il traumatico pensiero della morte della figlia. Tempo dopo, mentre è ancora convalescente nel suo nuovo appartamento, Mike riascolta una parte del nastro che aveva registrato durante la sua drammatica permanenza nella stanza 1408. La moglie è accanto a lui quando dal registratore emergono frammenti del dialogo avuto con il fantasma della figlia. La voce della bambina che dichiara l'amore per il padre è la prova lampante di quello che Mike da tempo cercava durante le sue visite alle case infestate, e cioè la conferma che esiste un'esistenza anche dopo la morte. Ma soprattutto il nastro dimostra all'uomo che l'esperienza vissuta nella stanza 1408 non è stata, come lui ha creduto, una semplice allucinazione.




    Come già successo con il film Number 23, anche in questa pellicola la numerologia ha molta rilevanza, soprattutto ne confronti del superstizioso numero 13.

    * Il titolo del film, nonché numero della stanza, 1408, è composto da quattro cifre che sommate tra loro danno come risultato il numero 13 (1+4+0+8=13).
    * La stanza si trova ipoteticamente al 13° piano dato che, per superstizione, non esiste il pulsante numero 13 in ascensore.
    * Il signor Gerald Olin dice a Mike Enslin che il Dolphin Hotel è stato aperto nell'ottobre del 1912 (1+9+1+2=13).
    * In una scena la temperatura nella stanza risulta di 45-40 (4+5+4+0=13) gradi Fahrenheit (rispettivamente 7,2 e 10 gradi Celsius).
    * Quando Mike cerca di chiedere aiuto alla moglie chiedendole di chiamare la polizia, le fornisce l'indirizzo "2254 Lexington" (2+2+5+4=13).
    * Verso la fine del film la voce al telefono dice: "Noi siamo 5, noi siamo 8" (5+8=13).
    * Prima di provare a scappare dalla stanza cercando di raggiungere quella di fianco, Mike conta i 6-7 passi (6+7=13) di distanza che le separano una dall'altra. Nella versione italiana ne conta invece 9 fino alla parete della sua stanza e poi mentalmente li raddoppia (quindi 18 passi) per raggiungere la finestrra della stanza a fianco.
    * Il nome Michael Enslin è composto da 13 lettere.




    * Più di una volta nel corso del film, il protagonista legge sul muro che circonda esternamente la stanza la scritta "Burn me alive", che gli suggerirà di dar fuoco alla stanza per porre fine al suo incubo. La bottiglia usata per appiccare l'incendio gli è stata fornita dal direttore dell'albergo, che peraltro alla fine del film esclama "Ben fatto!" quasi sperando in questo esito.
    * Per il ruolo dell'ex moglie del protagonista era stata ingaggiata l'attrice Kate Walsh, ma l'attrice dovette rinunciare alla parte per via degli impegni già presi con la serie tv Grey's Anatomy, in seguito è stata sostituita da Mary McCormack.
    * Il film ha fatto il suo debutto negli Stati Uniti il 22 giugno 2007, mentre nelle sale italiane è arrivato il 23 novembre 2007.
    * Inizialmente Stephen King aveva pubblicato il racconto in forma grezza nel saggio On Writing: Autobiografia di un mestiere, che in seguito è stato incluso in un audio-libro e ripubblicato nella raccolta Tutto è fatidico.
    * La scena della stanza innevata è un sottile omaggio al terrificante Overlook Hotel di Shining di Stanley Kubrick.
    * Il nome "Dolphin Hotel" è stato scelto da King in riferimento al Dolphin Hotel presente in alcuni racconti dello scrittore giapponese Haruki Murakami, Sotto il segno della pecora, Dance Dance Dance.
     
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